L’amicizia con Pier Paolo Pasolini
Non vorrei che il mio libro ti avesse scosso troppo violentemente e ti avesse con troppa brutalità posto di fronte a certi aspetti della vita che tu non conosci». Pasolini sta parlando di Ragazzi di vita . «Non dovrebbe – secondo la morale corrente – essere un libro per ragazzi: soprattutto per un ragazzo come te (e com’ero io, alla tua età)». Sta scrivendo a uno dei suoi primi discepoli. Si chiama Cesare Padovani, abita a Novagra. Due anni prima, il 16 maggio del 1953, Pasolini ne fa la sua preda: «Scusa se intervengo così, sconosciuto e irrichiesto, nella tua vita» Su Oggi ha letto alcune poesie di Padovani, in dialetto veronese. Così, di getto, il geniale scrittore, che ha da poco compilato, per Guanda, la decisiva antologia sulla Poesia dialettale del Novecento , scrive al ragazzino.
Cosa spinge Pasolini, in procinto a diventare Pasolini, il più scandaloso scrittore italiano del secondo Novecento, a scrivere a un paraplegico di 15 anni con il tic per la poesia? La furibonda ansia di Pasolini di cannibalizzare la vita. Nello specifico, la chiave di volta è la dedica che PPP graffia su una copia di Tal cour di un frut : «A Cesarino Padovani come a un antico me stesso miracolosamente nuovo».
Prima edizione (2004)
Pagine: 128
ISBN: 88-80040-51-6
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